Pico della Mirandola, scrittore rinascimentale, autore dell’Oratio de hominis dignitate. Egli mette l’uomo in relazione alle creature a
lui superiori e a lui inferiori, nel senso che l’uomo è «familiare a quelle
superiori» e «sovrano di quelle inferiori». L’uomo, perciò, è un essere che si
pone a metà tra la bestia e dio. Egli,
quindi, quale opera della creazione e caratterizzato da una natura indefinita,
è capace di scegliere fra il bene e
il male, di degenerare fra le cose inferiori oppure di elevarsi alle cose
divine.
In sostanza, Pico della Mirandola
afferma che l’uomo non ha natura
definita perché non gli è necessaria, in quanto dotato di ragione e di libertà. Dunque, è capace di conoscere il
bene per irradiazione e partecipazione, ma può anche, per la sua libertà, scegliere di non farsi guidare dalla ragione
nella scelta delle azioni da compiere. Tuttavia solo l’uomo che segue il suo
intelletto e la sua ragione nell’attività pratica, nella vita esistenziale,
eccelle per dignità. L’Oratio,
dunque, appare come un’esortazione per l’uomo a operare facendosi guidare
dall’intelletto e dalla ragione di cui è dotato per sua natura.
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