In netto contrasto con la visione kantiana si pone la
concezione romanticistica della dignità. Infatti per il Romanticismo le
capacità dell’uomo e l’essere umano stesso è insignificante di fronte alla vastità ed alla potenza soverchiante della natura.
Perciò sarebbe una follia sfidare la natura con le capacità umane, dal momento
che sarebbe una lotta persa in partenza e priva di alcun significato.
Tuttavia nemmeno la disperazione
e l’abbandono sono, per i romanticisti, posizioni dignitose. Ma se né la sfida
né la rassegnazione sono scelte plausibili allora qual è la condotta che il
romanticismo considera dignitosa? Ebbene, per questa corrente di pensiero, la
dignità dell’uomo consiste nella consapevolezza
della propria inferiorità davanti alla natura e, di qui, l’affrontare
le situazioni non con la presunzione della sfida, nella folle illusione di
poter prevalere, e nemmeno nella rassegnazione dell’inattività, ma nel confrontarsi
con esse con il massimo delle proprie
capacità, consapevoli della propria inferiorità.
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