Tra i progetti ingegneristici che cercano di garantire la dignità dell’uomo e la sua
indipendenza, si può certamente affermare che il mondo delle protesi,
soprattutto quello degli arti artificiali, occupa una posizione di spicco.
Nel corso dei secoli le protesi sono diventate sempre più avanzate. Le primissime erano semplici
pezzi di legno con la forma dell’arto mancante, mentre ora sono costituite di
avanzati materiali che permettono l’uso e la mobilità dell’arto artificiale.
Nonostante siano
ancora presenti alcuni problemi legati al funzionamento di tali oggetti, al
giorno d’oggi abbiamo protesi che possono eseguire movimenti seguendo gli
stimoli inviati dal cervello dell’uomo, migliorando la sua qualità di vita. Un grande passo avanti è stato fatto da Jacob George e Greg Clark, due ricercatori dell’ università
dello Utah, che hanno testato una protesi
che permetta di trasmettere al cervello impulsi elettrici che diano la sensazione del tatto (fonte: Medium.com articolo del
10/12/2017, data consultazione: 10/06/2019).
Questo arto meccanico
potrebbe così restituire agli amputati un “braccio” in grado non solo di
muoversi, ma anche di percepire sensazioni tattili, rendendoli più indipendenti
attraverso uno strumento che dia percezioni umane.
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