lunedì 10 giugno 2019

Ingegneria: caso studio

Tra i progetti ingegneristici che cercano di garantire la dignità dell’uomo e la sua indipendenza, si può certamente affermare che il mondo delle protesi, soprattutto quello degli arti artificiali, occupa una posizione di spicco. 

Nel corso dei secoli le protesi sono diventate sempre più avanzate. Le primissime erano semplici pezzi di legno con la forma dell’arto mancante, mentre ora sono costituite di avanzati materiali che permettono l’uso e la mobilità dell’arto artificiale. 

Nonostante siano ancora presenti alcuni problemi legati al funzionamento di tali oggetti, al giorno d’oggi abbiamo protesi che possono eseguire movimenti seguendo gli stimoli inviati dal cervello dell’uomo, migliorando la sua qualità di vita. Un grande passo avanti è stato fatto da Jacob George e Greg Clark, due ricercatori dell’ università dello Utah,  che hanno testato una protesi che permetta di trasmettere al cervello impulsi elettrici che diano la sensazione del tatto (fonte: Medium.com articolo del 10/12/2017, data consultazione: 10/06/2019). 

Questo arto meccanico potrebbe così restituire agli amputati un “braccio” in grado non solo di muoversi, ma anche di percepire sensazioni tattili, rendendoli più indipendenti attraverso uno strumento che dia percezioni umane.

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